Tra il 2012 e il 2023, in undici anni, in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante; in crescita invece sono le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell'intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila).
La riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie. E' quanto emerge dalla ricerca ''Demografia d'impresa nelle città italiane'', realizzata dall'Ufficio Studi di Confcommercio.
I dati riconducibili al comune di Aosta sono ancora più allarmanti. Dal 2012 ad oggi i negozi di commercio al dettaglio sono passati da 250 a 178 ciò significa che un negozio su quattro ha abbassato la serranda per sempre.
In controtendenza il settore dei pubblici esercizi che nel capoluogo segna una crescita pari al 10%. Dal 2012 ad oggi i bar e ristoranti passano da 119 a 133 e tale dato, va a sopperire solo in parte il dato negativo.
Ermanno Bonomi - Presidente Confcommercio Aosta commenta – “Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare all'innovazione, la ridefinizione dell'offerta e soprattutto a valorizzare i rapporti umani tra il commerciante e l’acquirente. Tali aspetti rappresentano le uniche opportunità del commercio fisico tradizionale per contrastare la crescita dell’e-commerce. Sottolineo che anche le strategie delle Amministrazioni Comunali devono essere improntate per salvaguardare le imprese esistenti e permettere l’insediamento di attività produttive ad iniziare dall’annosa tematica sulla disponibilità di posti auto in prossimità del nostro centro storico come più volte ribadito dalla scrivente” – conclude Bonomi.
Graziano Dominidiato Presidente Fipe Confcommercio Aosta commenta – “Dall’analisi emerge che la desertificazione dei centri storici sta diventando una preoccupante costante. Spariscono unità locali di commercio al dettaglio ma viene ridefinita l’offerta sostituita dall’apertura di bar e ristoranti grazie anche al turismo. Nonostante il risultato negativo del commercio il settore dei pubblici esercizi, diversificando meglio l’offerta e puntando sulla qualità delle proposte può avere ancora ampia possibilità di spazio”– conclude Dominidiato.
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