Graziano Dominidiato – Presidente Confcommercio VdA: ‘L’industria turistica valdostana vive sull’attività svolta da tante micro imprese che non possono essere lasciate indietro o dimenticate”
Adriano Valieri – Direttore Generale Confcommercio VdA ‘Un provvedimento quanto mai importante per il quale ringraziamo la Commissione del Consiglio Valle che ha accolto la nostra posposta tesa a salvaguardare i livelli occupazionali’
Confcommercio - Fipe VdA apprende con soddisfazione l’approvazione da parte della Giunta regionale del bando teso a sostenere il mantenimento occupazionale delle aziende con un numero di dipendenti non superiore a 3 che ha ottenuto l’approvazione da parte della IV Commissione Consiliare. Si tratta di un provvedimento chiesto con forza da Confcommercio VdA. Attualmente sono in corso, da parte della società INVA SPA, gli ultimi adeguamenti della piattaforma regionale, su cui si potranno presentare le domande a partire dalle ore 14.00 di mercoledì 2 dicembre 2020.
Alla soddisfazione per il provvedimento della giunta, Confcommercio- Fipe VdA esprime amarezza per il dibattito che si è sviluppato sulla decisione del governo centrale relativa al rinvio dell’apertura degli impianti di risalita, dibattito caratterizzato da fughe in avanti tese a tutelare le svariate categorie. E’ pur vero che la conduzione dei comprensori sciistici sul territorio valdostano richiede l’occupazione di circa 1000 addetti agli impianti di risalita, ai quali, però, vanno aggiunti i maestri sci e gli addetti alle attività dell’indotto: negozi, affitto e vendita di articoli sportivi, attività di ristorazione, alimentari che contano oltre 3.000 lavoratori e questo non considerando anche tutto il comparto ricettivo.
A tal proposito Graziano Dominidiato, invita le associazioni di categoria “a fare fronte comune per sedersi al tavolo di confronto con la politica per individuare soluzioni che tengano in considerazione tutto il comparto turistico e commerciale”.
Dominidiato richiama l’attenzione sui tanti esercizi dislocati in quota e lungo le piste “molti dei quali non potrebbero sostenere i costi di apertura se l’accesso agli impianti è limitato ai residenti in Valle”.
“Si deve tenere in considerazione - aggiunge Adriano Valieri, Direttore Generale di Confcommercio VdA - che i comprensori sciistici, con le varie attività, contribuiscono ad evitare il fenomeno dello spopolamento delle località, soprattutto dei piccoli comuni e il mantenimento della vita sociale delle vallate”.
Le società di risalita valdostane generano un fatturato superiore agli ottanta milioni di euro che per l’indotto vale circa 7-800 milioni. E’ chiaro quindi che la chiusura degli impianti non colpisce solo il settore alberghiero o i gestori degli impianti a fune, ma anche oltre 300 attività di ristorazione situate lungo le piste. “E’ bene tenere presente – conclude Adriano Valieri – che i gestori delle attività di ristorazione sulle piste subiscono un doppio danno: la mancanza di clientela a valle e l’impossibilità di aprire gli esercizi in quota ed è per questo che il quadro economico va visto nel suo insieme e non settorialmente avendo presente che le micro attività commerciali rappresentano l’ultimo baluardo contro lo spopolamento della montagna”.
Confcommercio VdA sostiene la presa di posizione che l’Assessore Regionale Lugi Bertschy ha condiviso con i colleghi delle regioni alpine per il quale non è corretto parlare di sci non indispensabile, perché “attorno alla stagione invernale abbiamo intere economie di montagna e alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro perlopiù stagionali. Infatti agli impiantisti bisogna aggiungere i noleggi, le scuole di sci, i ristoranti, i rifugi, gli alberghi, i bar, i negozi e tutte le altre attività economiche legate, dall’artigianato alla filiera alimentare, senza dimenticare il settore dei trasporti privati, dei servizi, della moda, dei carburanti e così via”.
“Per questo – ribadisce Dominidiato – è necessario che le associazioni di categoria facciano fronte comune per trovare soluzioni condivise con la politica”.
Confcommercio VdA chiede quindi che, oltre a riaprire le stazioni sciistiche e gli impianti di risalita, è necessaria l’autorizzazione per lo spostamento da una regione all’altra per chi vuole praticare gli sport invernali nelle nostre regioni.
“Il progredire dell'epidemia ci preoccupa e sappiamo che solo rispettando le regole che sono state imposte si potrà uscire dal dramma dei contagi, ma noi – conclude Dominidiato – temiamo che la crisi causata dal Covid distrugga un sistema economico di forte impatto per la Valle d’Aosta che rischia di restare isolata e senza sciatori per essere regione rossa al pari di Lombardia e Piemonte dove gli impianti invernali di risalita possono contare milioni di utenti”.
La chiusura impianti, dunque, non colpisce solo il settore alberghiero o i gestori degli impianti a fune, ma anche oltre 300 attività di ristorazione situate lungo le piste. “E’ bene tenere presente – conclude Adriano Valieri – che i gestori delle attività di ristorazione sulle piste subiscono un doppio danno: la mancanza di clientela a valle e l’impossibilità di aprire gli esercizi in quota ed è per questo che il quadro economico va visto nel suo insieme e non settorialmente avendo presente che le micro attività commerciali rappresentano l’ultimo baluardo contro lo spopolamento della montagna”.
“Per questo – conclude Dominidiato – è necessario che le associazioni di categoria facciano fronte comune per trovare soluzioni condivise con la politica”.