Il picco della crisi dei ricavi del terziario in Valle è alle spalle, ma fino a settembre sarà emergenza liquidità.
LA CRISI ECONOMICA COLPISCE IL TERZIARIO DELLA VALLE: 2.700 LAVORATORI DEL TERZIARIO A RISCHIO, 800 IMPRESE POTREBBERO CHIUDERE SENZA PIÙ RIAPRIRE. ENTRO IL 2020 POTREBBERO ANDARE IN FUMO 300 MILIONI DI VALORE AGGIUNTO.
La crisi sanitaria innescata dalla diffusione del COVID-19 ha provocato un fortissimo crollo della fiducia per le imprese del terziario della Valle d’Aosta. Se per ciò che riguarda l’emergenza sanitaria il peggio sembra alle spalle (due imprenditori su tre ritengono che non ci siano più rischi correlati alla diffusione del virus), permangono le problematiche dal punto di vista economico: la previsione per l’andamento della propria impresa nella seconda metà dell’anno, malgrado un (timido) rimbalzo, resta molto al di sotto dei livelli del 2019. La trasformazione della crisi da “emergenza sanitaria” ad “emergenza economica”, per quanto attesa, sta assumendo proporzioni ben più gravi rispetto a quelle già vissute nella storia recente (crisi del 2008 e del 2011). D’altra parte, durante i mesi di lockdown (marzo e aprile) interi comparti trainanti per il motore del tessuto imprenditoriale della regione hanno quasi del tutto annullato l’apporto alla ricchezza del territorio. È il caso del turismo (che dopo gli ottimi risultati registrati degli ultimi anni ha visto ridimensionato il proprio ruolo nell’ambito dell’economia valdostana), delle imprese della ristorazione, dei servizi alla persona e del commercio al dettaglio non alimentare, che hanno di fatto azzerato il proprio volume di affari durante il periodo di chiusura imposto dal Governo centrale. Diversa la situazione delle imprese del commercio al dettaglio alimentare, tra le poche a non mostrare i segni della crisi. In linea generale, ciò che preoccupa è la tenuta del sistema in vista della seconda parte dell’anno. Alla base del tracollo della fiducia c’è la marcata riduzione dei ricavi delle imprese del territorio. Anche in questo caso il recupero nella seconda metà dell’anno sarà timido, con un rimbalzo dell’indicatore non sufficiente a colmare il gap tracciato negli ultimi mesi. Il quadro è ulteriormente depresso dalla crisi di liquidità delle imprese del terziario della VDA. Stato della liquidità delle imprese che era ottimale fino alla fine del 2019 (oltre la media nazionale), ma repentinamente rimesso in discussione nei primi mesi del 2020. Più di un terzo delle imprese ha sofferto dal punto di vista finanziario nel secondo trimestre 2020, ed un ulteriore terzo delle imprese del terziario teme di non farcela nei mesi di luglio, agosto e settembre: si tratta di quegli operatori che sono riusciti a rimanere a galla attingendo a risorse proprie o a linee di credito preesistenti, ma che in mancanza di aiuti concreti sono destinati ad andare in sofferenza nel breve periodo. Non a caso, nei primi mesi del 2020 si registra un deciso incremento delle domande di credito, a testimonianza dell’impellente necessità di ossigeno da parte delle imprese della regione. A fronte del numero di risposte positive (pur elevato), è quasi raddoppiata rispetto a sei mesi fa la quota di imprese ancora in attesa. Diversa la situazione dal punto di vista dell’occupazione. Le misure di solidarietà adottate dal Governo centrale hanno temporaneamente mitigato l’impatto dell’emergenza sul fronte “lavoro”, ma la congiuntura rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Nel complesso, la crisi rischia di presentare un conto salato a fine anno. Il lockdown di marzo e aprile ha comportato la paralisi del tessuto produttivo in VDA. A fine 2020 rischiano di andare in fumo circa 300 milioni di euro di valore aggiunto prodotto dal terziario, 800 imprese potrebbero chiudere senza più riaprire e sono a rischio 2.700 posti di lavoro.
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